Una realtà economica diversa sta emergendo davanti ai nostri occhi. L’economia della condivisione prenderà slancio nel prossimo futuro, cambiando il modo in cui viviamo
Quasi un miliardo di euro: è il valore del mercato dei servizi correlati al trasporto marittimo, la cifra tocca gli 11 miliardi se consideriamo l’Europa. Se parliamo di affitto di imbarcazioni, l’Italia si trova al terzo posto nel Vecchio Continente, con uno scenario molto frammentato fatto di piccoli player che operano ancora in modo poco professionale.
Noleggiare una barca è (ancora) un procedimento molto complesso, macchinoso e dispendioso, non solo in Italia: da queste riflessioni è nata E-SEA Sharing (https://eseasharing.com/), startup innovativa operante nel settore della sharing mobility con la rivoluzionaria introduzione nel mercato del primo vero “boat sharing” completamente automatizzato di tipo B2C. Al pari dei numerosi servizi di sharing mobility operanti su terraferma, anche il servizio E-SEA Sharing è interamente gestito da una piattaforma informatica che permette di automatizzare l’intero processo dell’utente.
Rispetto però ai servizi di locazione nautica attualmente in esercizio, l’innovazione proposta da E-SEA Sharing rappresenta un punto di svolta in quanto, sfruttando lo sviluppo tecnologico di una piattaforma informatica, permette all’utente di essere completamente svincolato dagli armatori, ed autonomo nella ricerca dell’imbarcazione, nella prenotazione, nell’attivazione del servizio e nel pagamento del medesimo. In Italia sono almeno 4 le aree in cui il tessuto economico è fortemente condizionato dalla presenza e dalla necessità di locazione di barche; parliamo delle Isole Eolie, della Costa Smeralda, della Costiera Amalfitana e delle Cinque Terre. Questi, infatti, sono i luoghi selezionati da E-SEA Sharing proprio per avviare e, in un secondo momento, sviluppare e consolidare la propria attività.
I vantaggi dell’innovazione proposta dalla startup sono riconducibili non solo all’ottimizzazione del servizio lato utente, ma toccano da vicino anche l’ambiente (il settore marino nel suo insieme, comprese le navi nazionali e internazionali, è responsabile di circa il 2,3% delle emissioni globali): facendo un parallelismo con i servizi di car sharing, sicuramente più diffusi e più completi di dati empirici, è possibile stimare per il boat sharing una riduzione di circa il 20% del parco barche di proprietà, a parità di tipologia del mezzo ed in una determinata località raggiunta dal servizio. Tale riduzione avrà, inoltre, un impatto positivo sulla congestione delle aree portuali e delle marine, molto spesso sovraffollate, e sull’inquinamento delle acque. Contribuirà, inoltre, ad accelerare l’elettrificazione delle flotte e delle banchine portuali, definito come “Cold Ironing”, uno dei volani principali della transizione energetica.
Diversi investitori hanno già creduto nel modello di sviluppo di E-SEA Sharing, tra cui un primo Family and Friends da 50.000 euro, un finanziamento bancario da 50.000 euro, e l’aggiudicazione dei bandi di Unioncamere Lombardia e Invitalia. Questo capitale ha già prodotto risultati concreti, come lo sviluppo del mock-up della piattaforma informatica di gestione, l’acquisizione di parte della flotta di natanti (in partnership con Yamaha-Cantieri Capelli), e l’avvio dell’attività commerciale in Costa Smeralda, a Olbia, Golfo Aranci e Porto Cervo.
In questo suo percorso di crescita, E-SEA Sharing sta lanciando un primo round di raccolta sul portale Ecomill (www.ecomill.it), prima piattaforma italiana di crowdinvesting che si propone di favorire l’incontro tra domanda e offerta di capitali nei settori della transizione energetica e della sostenibilità.
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